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Silvio Francesco Galia

Artist Rating: 19,5

Galia Silvio Francesco (SiGa)

Categoria (Artista, Collezionista o Gallerista): Artista

Stile: PIROGRAFIA FOTOREALISTICA

Città: REGGIO CALABRIA

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Via: Via Caserta Crocevia, n. 25/A

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Biografia

Silvio Galia, in arte SiGa, nasce a San Pietro di Caridà in provincia di Reggio Calabria il 5 aprile del 1940.

In quel piccolo paese di collina situato dentro la Piana di Gioia Tauro, Silvio Galia trascorre la sua infanzia giocando tra i vicoli con i compagni di sempre. Quante corse, quanti sorrisi e quanti sogni.

Tutto, però è durato poco o niente perché il tempo della tristezza e della consapevolezza dell’essere uomo per Silvio Galia giunge presto e precisamente quando scopre di essere figlio di un padre mai conosciuto perché morto in guerra.

Silenziosamente passano i giorni mentre cerca di guardare in faccia la vita. La fissa negli occhi ma ancora non riesce a capire bene i battiti del suo cuore.

L’assenza di un pilastro importante imprime in Silvio Galia il senso della ricerca. In quella parte di vuoto scava nella speranza di trovare il segno ed il senso che lo lega ad una parte importante di sé.

Scopre solo più tardi che il soggetto della sua ricerca vive dentro il suo stesso cuore e che ogni risposta la può trovare dentro ogni suo battito solo se ascoltato con serena armonia.

Ma come si assapora la serenità in un mondo fatto si pochezza? Sono gli anni tristi della storia. La mamma è il suo punto di riferimento. La saggezza di questa meravigliosa donna intenta a costruire la famiglia colpita dalla ferocia della guerra richiama in Silvio Galia il senso dell’essere figlio ed al contempo padre.

Per questo anche se piccolo deve lavorare per dare il proprio contributo alla storia del tempo. E Silvio lavora con lo zio, con quell’uomo anziano intento ad intagliare il legno.

Silvio Galia osserva, guarda, percepisce ed intuisce il senso di quell’arte mentre sente il bisogno ed il desiderio di andare oltre.

Con “resti” di colore, un giorno, con le dita, su un pezzo di carta, disegna un paesaggio. Un meraviglioso momento vissuto dall’ “io”  del giovane ragazzo.

Inizia il suo sogno: voglio dipingere. Queste le parole dette alla madre che, con grande senso di concretezza, ripose con poche e sagge parole: gli artisti non possono raccogliere subito il proprio seminato. Devi fare altro nella vita. Devi studiare per diventare un uomo, un punto di riferimento di questa società. Un punto di riferimento vero e saggio. Queste le parole della madre e la risposta di Silvio Galia è stato un assenso a quella indicazione.

Tra mille rinunce e sacrifici Silvio parte a va in collegio/seminario. Questo distacco pesa tantissimo a quel bambino che amava appassionatamente la madre e pesa altrettanto alla madre costretta a separasi dal figlio. Un distacco obbligato. Una scelta non voluta, ma dovuta.

Così Silvio inizia i suoi studi con responsabilità e consapevolezza. Nel mentre non abbandona mai il suo amore per l’arte. Tra una materia e l’altra c’è sempre spazio per un dipinto. Intanto scopre di avere ottima manualità nella lavorazione dell’argilla e del legno. Anche se innamorato dell’arte non dimentica le parole della madre: “il futuro degli artisti non garantisce un sereno vivere”. Così anno dopo anno studia e lavora per potersi mantenere e per poter inviare qualche risparmio a casa. Consegue il diploma di geometra riportando la migliore media d’Italia. Un grande orgoglio per tutta la famiglia Galia e per quel ragazzo di appena 18 anni che si affacciava al futuro. Era il 1958.

Adesso doveva e poteva iniziare a realizzarsi. Subito organizza uno studio tecnico e una impresa di costruzioni.

Iniziano i primi lavori e le prime soddisfazioni. Ora che è un po’ più sereno economicamente si dedica maggiormente ai colori e ai pennelli senza mai lasciare da parte il suo amore per il legno e per quelle forme di intaglio che aveva imparato stando accanto allo zio.

Silvio Galia non è innamorato solo dell’arte ma di molto altro ancora. La comunicazione sociale è un altro elemento importante che entra nella vita dell’artista. Forse il desiderio di comunicare le ingiustizie  è la base di questa sua passione. Così, proprio a 18 anni, inizia a scrivere in qualità di corrispondente per il  “Messaggero”.

In questi anni fa di tutto mentre il tempo passa e giunge al 1966. Proprio in questo anno partecipa e vince il concorso nel Corpo Forestale dello Stato. Lascia così l’impresa e la libera professione per servire lo Stato a Reggio Calabria presso l’Ufficio Legge Speciale del CFS.

Qui dimostra non solo le sue capacità tecniche ed operative ma anche quelle professionali ed umane dedicando tutta la vita alla costruzione di un mondo migliore.

Sognava di “costruire” una Calabria diversa, integrata nel tempo e nello spazio. Una Calabria vera e attenta alle esigenze dei più deboli.

Intanto gli anni passano e Silvio Galia continua a dipingere. Ormai per lui si tratta di un vero e proprio hobby.  Non riesce a stare senza pennelli e non riesce a stare senza il “filo” del “sogno” che alimenta i suoi paesaggi e i suoi soggetti, i suoi ritratti.

Senza saperlo sta diventando un vero e proprio professionista. Silvio Galia cambia i colori, cambia i pennelli, usa le spatole, usa le mani. È un vero e proprio innamorato del “tatto”. È un tipo estroso e soprattutto ingegnoso. La pittura non gli basta. Non lo soddisfano le emozioni che fuoriescono dai quadri ed ecco che ricorre al “vecchio” ricordo dello zio. Quell’uomo che con il “ferro” rovente bruciava il legno gli suggeriva qualcosa.

Silvio Galia non voleva fare intarsio ma dipingere col fuoco.

Intendeva ricavare figure e forme con  e dalla forza del fuoco.

Da qui inizia il suo ingresso nel mondo della pirografica anche se non partecipa a concorsi artistici.

La sua è un’arte silenziosa che si snoda nella vita di ogni giorno.

Tra il lavoro e gli impegni ufficiali, l’artista ha sempre spazio per sé stesso e per la propria fantasia.

Il tempo non è mai passato inutilmente per Silvio Galia. Nel corso degli anni ha sempre cercato e trovato mille cose da fare. Innamorato della comunicazione diventa giornalista iscrivendosi all’Ordine della Calabria sin dal 1989. Successivamente fonda e dirige in qualità di direttore il periodico “L’Impatto”. Diventa direttore anche  del  Periodico “Scilla & Cariddi”. Successivamente fonda la “Jason Editrice” della quale è direttore editoriale.

Inizia anche ad affrontare i temi della satira e della caricatura collaborando con diversi giornali in tal senso.

Silio Galia è anche poeta e scrittore e soprattutto studioso attento delle dinamiche sociali della terra di Calabria.

Nell’ultimo periodo e precisamente dopo il “pensionamento obbligato perché non ha inteso essere soggiogato dai politici fascisti”, decide di dedicarsi a tempo pieno alla pirografia. Proprio in questo l’artista ha dato un grande contributo all’arte moderna riportando nelle sue opere la storia della Calabria tutta senza tralasciare nessun argomento importante. Ecco, quindi, le opere che ritraggono il lavoro dei campi, le donne in abiti tradizionali, i bambini intenti a giocare, gli anziani seduti al sole, le giovani al telaio, le figure femminili, la religiosità, ecc…

Al contempo l’artista ha trattato e tratta temi di grande valenza sociale quale la fame nel mondo, la mafia, la violenza, la droga, la sete di uguaglianza e così via.

Ha fatto diverse mostre, ha partecipato a diversi concorsi e ha vinto diversi premi.

N.B.

Per visionare tutte le operesi rimanda al sito: www.silviogalia.it

Per ogni altra esigenza scrivere a: siga@silviogalia.it

Per altri contatti: Cell. 3394265105

 

 

 

La Pirografia

            Pirografare significa riscoprire una tecnica primitiva. I Cabili, i Touaregs, i popoli dell’Europa Centrale e dell’America del Sud decorano con incisioni i loro vasellami, i loro oggetti ed i loro idoli... Un tempo la pirografia era una tecnica essenziale; si scavavano persino le piroghe con il fuoco e durante il Medio Evo si incideva il legno allo stesso modo. In seguito, in Occidente, la pirografia è stata sfruttata unicamente come mezzo per imprimere marchi a fuoco sui prodotti di largo consumo. La scoperta dell’elettricità nel XX sec. apporta poi una soluzione assai comoda per arroventare lo strumento con cui pirografare; tuttavia presso di noi, la tradizione non esiste quasi più, o meglio,  si è persa e ciò perchè, per ragioni di limiti creativi e di moda commerciale, è stata ridotta prevalentemente ad un mezzo decorativo per ottenere delle imitazioni, delle copie in serie. Tuttavia la pirografia merita di essere ripresa come attività creativa e deve essere considerata senz’altro un’arte, un mezzo d’espressione come tutte le altre discipline grafiche, basta che venga impiegata per dare vita ad un’opera originale, frutto di uno stimolo interiore da parte di chi l’utilizza.

            La pirografia è anche punto di vista: da lontano sembra un disegno o una fotografia, da vicino può sembrare un’incisione, quasi un bassorilievo. La luce gioca con delicatezza negli incavi, come sopra ad una medaglia.

            Un segno “graffiato” sulla corteccia, un gesto spontaneo di creatività giovanile, fresco e libero come il gioco di un fanciullo.

            Tecnica antica quanto l’uso del fuoco, ha trovato nei millenni svariate applicazioni di cui le più conosciute sono quelle artistiche.

            Rimasta in auge da secoli in svariati paesi ha ancora successo nei paesi d’oltralpe dove il gusto del rustico si abbina al fascino dei materiali naturali e si fonde con il raffinato gusto della cultura europea.

            Riscoperta nell’ambito dell’artigianato italiano si differenzia nell’uso di mille materiali diversi (cuoio, pelle, legno, e tante altre...).

            La procedura di elaborazione dei quadri pirografici prevede varie fasi di cui le più importanti sono:

                        -La preparazione del fondo in legno;

                        -Il disegno;

                        -L’incisione a fuoco don il pirografo;

                        -L’eventuale colorazione degli oggetti ritratti;

                        -La verniciatura del quadro;

                        -La finitura e l’incorniciatura.

            Il tutto per dare la possibilità a chi osserva di apprezzare la manualità e la fantasia riportati nell’opera dell’artigiano o dell’artista.

            Era una tecnica in via di estinzione.

            SiGa naturalmente è risalito indietro nel tempo andandosi a studiare i lavori di molti artisti come Durer, vero maestro in questo campo anche se l’incisore tedesco, all’epoca, non disponeva degli strumenti tecnici sui quali oggi si può contare.

Tutte le opere di Silvio Francesco Galia